RIFLESSIONI SU MAFIE, LEGALITÀ, COSTITUZIONE E GIUSTIZIA

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Pensieri e Considerazioni della Nostra Associazione

Sulla base delle cose dette all’ultima assemblea di CLM, da considerare come bozza di discussione e valutazione interna, che può servire anche come elemento di un possibile documento o lettera di presentazione della associazione. Noi gente del sud emigrati al nord, dobbiamo prima di tutto fare il mea culpa, per esserci portati dietro, oltre alla buona volontà di lavoro e le cose positive, anche delle cose negative. Ma stiamo recuperando in consapevolezza e determinazione nel condannare e denunciare, grazie anche ad una maggiore trasmissione di sicurezza e rassicurante azione dei poteri dello stato. La mafia al sud fa paura, nelle regioni del nord invece, si sono evolute ed hanno modificato le proprie azioni, entrando prepotentemente in tutti i settori economici trovando terreno fertile nel fare affari, senza dover ricorrere a sistemi di violenza, potendo contare su rapporti politici ed economici a tutti i livelli territoriali ed istituzionali, con la cosi detta zona grigia. Le condizioni di aggravamento economico hanno prodotto mutazioni antropologiche, che hanno ridotto i confini fra legalità e illegalità, ed anche il fenomeno mafioso ha modificato le proprie azioni. Al sud la paura per l’azione minacciosa delle mafie, al nord invece, azione mafiosa silenziosa. Questo fino al processo Aemilia. Una volta scoperto il vaso di pandora, lo stato ha cominciato a dimostrare una più efficace lotta contro le mafie, dando coraggio ai cittadini nel partecipare più attivamente contro le mafie. A Cutro gli imprenditori denunciano e i cittadini manifestano a migliaia in azioni pubbliche contro la Ndrangheta. Purtroppo però non si riesce a superare il conflitto sociale che ci trasciniamo dietro, fra società di accoglienza e comunità di insediamento nelle regioni del nord, ingabbiati nella trappola delle identità. A differenza di tanti politici, giornalisti e scrittori, e fra tutti gli scritti, che si sono cimentati con la questione della legalità e delle mafie, si rende necessario il tentativo di andare al di là della narrazione dei fatti accaduti, al di la della ripetizione di tanti articoli di giornali, o della descrizione di sentenze, come spesso fanno i mass - media. Va anche bene la ripetizione simbolica! Ma analizzare il fenomeno da una visione politica, sociale e culturale, nonché economica.. che non possono essere scisse dal fenomeno mafioso. Vedere analisi fatta da LAW ( CGIL) su legalità e diritti. E nell’affrontare determinate situazioni delicate, sviluppare delle considerazioni che per la loro complessità necessiterebbero di ulteriori confronti dialettici, senza pretendere conclusioni prive di contraddittorio. La mancata integrazione sociale di una forte comunità calabrese a Reggio E. è figlia di condizioni economiche che hanno prodotto mutamenti antropologici, di conseguenza una situazione che riguarda le condizioni di lavoro volute dai poteri più forti, un sistema che favoriva l’inserimento delle mafie che svolgono prevalentemente una attività di inquinamento dell’economia, delle regole di mercati, del lavoro e della società. Chi veniva da altri posti era in condizioni più deboli, pensava di lavorare nelle regioni del nord, o anche all’estero, per alcuni anni e poi ritornare al paese, nella speranza che le cose cambiassero al sud. Quindi disponibili a lavorare in determinate condizioni, le quali danneggiavano evidentemente gli interessi della società di accoglienza, di conseguenza un ripiegamento e chiusura sia della comunità di accoglienza, che di quella di insediamento, che ritenevano di non essere ben visti, ed hanno vissuto ( in gran parte ) per decenni all’interno dei confini virtuali del paese di origine. A queste considerazioni va aggiunto, che potrebbe sembrare paradossale ma non lo è. Gli emigrati nelle regioni del nord Italia, ma anche nei paesi europei, si sono in parte integrati, con amicizie ed anche con matrimoni misti. Infatti ad agosto sulla spiaggia di Cutro, vi sono turisti dal nord Italia e da paesi europei, da considerare frutto di quei rapporti instaurati da persone per bene. Quindi le condizioni economiche possono produrre situazioni sociali diverse. Le questioni socio culturale vanno discusse nel rispetto delle differenti opinioni, per arrivare alla costituzione di anticorpi sociali, altrimenti si rischia di avere l’effetto contrario. La parte sana che vuole stare da questa parte della barricata, contro le mafie ed al fianco delle istituzioni, va coinvolta e non respinta dall’altra parte. Questo a chi potrebbe fare comodo? Dal processo di Aemilia e a seguire anche diversi interventi, di giornalisti, politici ecc. si riconosce che anche al nord non ci si è reso conto, per decenni, di quanto stava avvenendo, il riferimento non può essere rivolto soltanto ai cittadini quanto anche alla politica e alle istituzioni. Infatti quando alcuni meridionali denunciavano la presenza e possibili infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, per diversi anni, dal 2008 al 2014, da diverse parti si affermava che in quei territori il problema non esisteva e se esisteva riguardava “loro” cioè i meridionali. Ma una volta scoperto il vaso di pandora, siamo passati al nord, da una generale sottovalutazione ad una indistinta stigmatizzazione del fenomeno mafioso che aveva fatto affari con la zona grigia dei vari poteri. Ora sulla presenza delle mafie non c’è nulla da minimizzare e tantomeno negare, il fenomeno è presente su tutto il territorio nazionale ed in quanto tale va affrontato, agendo necessariamente sui diversi terreni: repressivo, politico, legislativo, sociale e culturale. Andrebbe meglio analizzata, come va meglio analizzata la lamentela di tanti cittadini secondo i quali ci siano delle discriminazioni. Sono tutti mafiosi? sono tutti spalleggiatori? sarebbe una liquidazione superficiale che comporterebbe l’effetto contrario, sconfinando in conflitti sociali già impregnati storicamente di discriminazioni. ….. si … le discriminazioni ci sono! Non possiamo ignorare che c’è stato un periodo in cui si teorizzava la diversità antropologica degli italiani: al nord brava gente al sud mafiosi. Noi legati al lavoro, loro al dolce far niente, si diceva qui al nord. In Germania ed altri paesi europei, i lavoratori italiani venivano lodati da capi di stato. Certe tesi vengono giustamente contestate, ma anche queste vanno meglio analizzate. Fra iI lamentarsi dei cittadini meridionali di essere discriminati, la considerazione di diversità antropologica, può far comodo alle mafie, ma gli onesti però non vogliono confondersi con i mafiosi. Anzi la parte sana del paese vorrebbe che si facessero le giuste distinzioni fra cittadini onesti e mafiosi, ( vedi manifestazione contro le mafie di Cutro) perché qui passa il sottile confine fra il conflitto sociale e l’integrazione. In questo la politica e le istituzioni devono favorire un processo per isolare le mafie dalla parte sana del paese. A meno che non si pensi che tutti i meridionali siano mafiosi. Inoltre non si può dire che le discriminazioni verso i meridionali non esistano ….. quando qualcuno afferma ( attraverso i mass media, di fronte a milioni di telespettatori) che i meridionali sono esseri inferiori, rifacendosi evidentemente allo storico documento di chiara ideologia fascista sulla razza. …. Questo da già il senso della misura. Apologia di fascismo? Siamo ingabbiati nelle trappole delle identità, le gabbie identitarie. Affermazioni tipo: la Lombardia non è la Calabria, cosa si intende dire? Alle elezioni Emilia Romagna qualcuno ha affermato: nessuno deve andare più a Cutro! Ma in questo modo si vuole fare la lotta alla mafia o si discriminano intere comunità? Quindi vanno difesi i cittadini onesti del sud che sono i primi a pagare le conseguenze delle malefatte dei mafiosi. Infatti i morti per mano delle mafie sono tutti del sud …. Il marchio distintivo di ogni cittadino sia rappresentato da quello che lui è stato, dalla sua storia, da quello che ha fatto ed il suo percorso di vita, non può essere giudicato per dove è nato, per il nome o per parentele scomode. Quindi ferma condanna delle mafie, ma difesa dei cittadini onesti, spesso colpevolizzati indistintamente. Questo deve essere lo spartiacque sulle questioni della legalità, in netto contrasto con la sub cultura del fenomeno mafioso, allo stesso tempo nel segno dei valori della costituzione e della sua piena attuazione. In Italia abbiamo avuto per decenni, uno sviluppo economico disordinato sul territorio nazionale, è stato favorito un processo di spopolamento del sud, proprio negli anni in cui avveniva il miracolo economico, di questa assurda contraddizione ne paghiamo ancora le conseguenze, di uno paese che non riesce ancora a trovare la giusta dimensione di stato. La riunificazione tedesca ci insegna che quello stesso problema si può risolvere in modo diverso. Mentre si continua con politiche che vorrebbero “addirittura istituzionalizzare” la scomposizione dello stato unitario, si perdono nella povertà dell’offerta politica delle autonomie differenziate, in Italia chiedono questo!!!! in Europa chiedono al contrario la sussidiarietà. Possiamo vantarci di avere la costituzione più bella del mondo, fatta di sani principi e valori, giustizia, libertà e diritti. Ma la sua piena attuazione è quella di uno stato unitario. Altrimenti saremo sempre nelle trappole delle identità. Troppo spesso principi, valori e diritti della costituzione vengono messi in discussione da chi oltre i propri diritti vuole arbitrariamente limitare quelli altrui, pur ergendosi allo stesso tempo difensori della costituzione. Nei piccoli paesi una buona parte dei cittadini ha un parente mafioso, diretto o acquisito, ma non tutti sono mafiosi, non possono essere giudicati per la loro parentela. Art. 27 della costituzione. A volte si sconfina in processi mediatici, seppur non discriminatori, ma pur trattandosi di una valutazione di opportunità, diventa di fatto una limitazione della sfera dei diritti di cittadinanza. Per Es: nella valutazione di possibili candidature comunali, si evita di candidare tizio anche se è una brava persona, ma ha un parente mafioso ……. = limitazione dei diritti. Non è vittimismo, sono cose che accadono!!!!! Oppure il tentativo di ostacolare la presentazione di un libro, da parte di un autore di tutto rispetto, sono una evidente violazione dei diritti costituzionali, oltre che dei principi e valori. Da parte di chi oltre all’esercizio dei propri diritti vuole anche limitare la sfera dei diritti altrui. Situazioni simili Pasolini li definiva cosi: il fascismo degli antifascisti. Aggiungiamo anche: il razzismo degli antirazzisti. Si perché non è comprensibile ignorare la costituzione di una associazione che dichiara di voler combattere contro la subcultura mafiosa, di voler collaborare con le istituzioni, dopo aver fatto il mea culpa; andrebbe invece aiutata a svolgere il suo ruolo di promozione della cultura della legalità. Si fa cosi la lotta alla mafia! Mettendo insieme le forze sane del paese, evitando di mettere le mele buone nel cesto delle mele marce! Stiamo vivendo un lungo periodo di peggioramento delle condizioni economiche che hanno prodotto delle mutazioni antropologiche, che cambiano le coscienze, i rapporti sociali, mutamenti che hanno ridotto i confini fra legalità e illegalità, che favoriscono affari illegali potendo contare su rapporti politici ed economici a tutti i livelli territoriali ed istituzionali, con la cosi detta zona grigia, quindi a monte un potere senza volto e a valle i conflitti sociali. Infatti si promuovono ancora normative che favoriscono l’illegalità, con gli appalti e sistema di sub appalti a cascata, e quelli che svolgono effettivamente i lavori, gli ultimi della lista, li devono fare a prezzi stracciati, spesso facendo ricorso a lavoro nero e materiali scadenti, trovandosi poi, in un ingranaggio di illegalità. Oltre alle incontestabili discriminazioni che esistono, esistono anche tanti errori giudiziari, lo dicono giornalisti, politici, avvocati ecc. ma se lo dicono dei cittadini, vengono accusati prontamente di fare del vittimismo. Sulle interdittive: non siamo contro le interdittive come strumento di prevenzione a possibili infiltrazioni mafiose, ma si chiede molta più attenzione per non penalizzare chi non ha commesso reati. Non sono i cittadini a mettere in discussione i criteri delle interdittive, vi sono politici, giuristi, costituzionalisti, giornalisti che affermano che le misure interdittive necessitano di interventi chiarificatori da parte della giurisprudenza per garantire la tutela delle imprese. ….. ma se un cittadino chiede maggiore attenzione a penalizzare chi ha realmente commesso reati…… viene subito accusato di mettere in discussione le interdittive. L’Italia è un paese dalle normative perfette? Ma l’articolo 21 della costituzione vale per tutti? La normativa attribuisce al prefetto il potere generico di accertamento circa i tentativi di infiltrazione mafiosa, una forma discrezionale che presenta, sempre a detta di costituzionalisti, dubbi sul principio di legalità. Cioè l’infiltrazione non è definita nei suoi confini, ma essendo discrezionale può essere definita contigua associativa pur non essendoci i presupposti di affiliazione. Per il fatto che ( sempre a detta di costituzionalisti) può essere vagliato al di là oppure al di qua di ogni ragionevole dubbio. Secondo il nesso causale del tentativo di infiltrazione mafiosa deve essere provato secondo il criterio del “ più probabile che non “. Noi non siamo contro i prefetti, anzi siamo al loro fianco ed al fianco delle forze dell’ordine, perché comprendiamo che quando il fenomeno è cosi diffuso, anche per loro diventa difficile stabilire se una determinata azienda è più suscettibile di infiltrazione mafiosa oppure no, ma non potendo decidere al di la di ogni ragionevole dubbio si è ragionevolmente portati a decidere per “ il più probabile”. Quindi l’interdittiva pur essendo un provvedimento amministrativo di prevenzione, può diventare di fatto, penale, senza che vi sia reato penale. È questo pone il dubbio di costituzionalità visto anche l’art. 27 della costituzione. La giustizia è giusta quando la colpevolezza è provata, e non lasciata alla “influenzabile interpretazione” del dubbio del possibile. Un paese non è veramente democratico se vi sono cittadini che oltre alla paura delle mafie, devono anche avere paura di essere accusati di vittimismo. Quindi tutte le organizzazioni politiche e non, che sono per l’attuazione della costituzione, devono comportarsi di conseguenza.

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